Una volta l’uomo, non troppi decenni fa, era un tutt’uno con la terra. Nasceva e si sviluppava a stretto contatto con l’ambiente a lui circostante. Il fatto stesso di scegliere di crescere e stabilirsi nello stesso posto in cui fosse nato, faceva dell’essere umano una sorta di appendice della Natura, un elemento che non prescindeva e non escludeva la terra dai propri orizzonti esistenziali. Tutto questo era normale, insito nello scorrere delle vite degli esseri umani. Talmente insito che non era un calcolo o una determinazione a priori, ma un concetto che preesisteva al loro ragionare e discernere sul proprio futuro.
Negli ultimi decenni questo legame tra l’uomo e gli elementi naturali si è rotto e questo ha creato un vuoto cosmico, sopprimendo il canale sensoriale che rende gli esseri umani significativi nel progetto più grande della Madre Terra. In tanti adducono le migliori ragioni socio-economiche per spiegare il fenomeno del ritorno delle persone verso l’agricoltura e in generale verso il mondo della Natura. Ma la spiegazione forse non è solo economico-sociale, dettata dall’esigenza di creare impresa e di avere contatti più autentici tra gli esseri umani. La ragione magari è nella memoria ancestrale, molto junghiana, dei nostri avi e delle società più antiche, che hanno stabilito nei secoli un rapporto diretto e continuato con la terra. Quei rapporti e quelle miscele, tutti quei secoli di scambio energetico con gli elementi naturali tornano prepotentemente a galla. Come se decenni di industrializzazione avessero coperto con strati di “modernizzazione” l’essere umano e avessero reso muti i suoi contatti reali con il Cosmo. Il culto della terra non è solo un capriccio dei nipoti viziati di un capitalismo ansimante, ma è un grido prepotente delle antiche generazioni. La sua energia è forte ed è ecco perché il tornare alla terra si presenta come una risposta decisa di chi non ha intenzione di scendere a patti, e che sente ben chiaro dentro di sé il richiamo dell’ancestrale e dell’autentico. Tornare alla terra è un punto di ritorno, il ritorno del contatto con la divinità. La Terra è la Divinità e l’Acqua è il suo Spirito.
“Per prima cosa attenzione al luogo, un pensiero che viene in un bosco è diverso da un pensiero che viene in ascensore. Disertare le chiacchiere quanto più è possibile, fanno sbiadire l’anima.
Essere entusiasti di se stessi ogni tanto.
Procurarsi del tempo per visitare i dintorni.
Sentirsi in pericolo e vivere sapendo che sei in pericolo. Ribellarsi sanguinare mostrare miserie non visibili a occhio nudo.
Capire che la questione non è farsi spazio nel mondo, ma sentire lo spirito che c’è in ogni spazio.”
Franco Arminio